Gli anni del Bello e della Pazza –
I re Cattolici
In questo ambito dai molteplici approcci, si inseriscono le trattative matrimoniali dei Re Cattolici. Misure mirate a garantire alla propria discendenza dei legami con le case regnanti di Portogallo, Inghilterra e Sacro Romano Impero. Lo scopo ed il risultato di tali rapporti fu, concretamente, l’estromissione della Francia da eventuali passaggi di potere. La tutela dei reciproci interessi portò infatti i sovrani di Spagna ed Austria a far sposare i rispettivi figli.
Sfortunatamente, il principe Giovanni di Trastámara morì poco dopo aver preso in moglie Margherita d’Asburgo, lasciando così l’intera eredità delle due stirpi in mano alla sorella Giovanna di Trastámara e Filippo d’Asburgo. Isabella I di Castiglia, preoccupata dall’ambizione politica del genero, espresse la volontà di lasciare la conduzione dello stato alla figlia. Purtroppo i primi sintomi d’instabilità mentale della principessa condussero la regina a rivalutare questa scelta, introducendo pertanto delle clausole nel testamento che avrebbero favorito il nipote appena nato nel caso in cui la disabilità psicologica di Giovanna, da quel momento soprannominata appunto la Pazza, le avesse impedito di governare.
A partire dal 1505 la reggenza della corona passò a Ferdinando II d’Aragona a causa dell’assenza della coppia reale, traferitasi nelle Fiandre. Nonostante la loro lontananza, nacque una disputa tra il sovrano e Filippo il Bello, che richiese addirittura la mediazione della corte; per quest’ultimo la follia della moglie divenne dunque un mero pretesto per sovvertire le dispozioni della suocera ed assumere quell’autorità reputata suo diritto. Sebbene la commissione deputata a verificarne la salute dichiarò valide le disposizioni della defunta Isabella, Ferdinando riuscì a strappare alla figlia la ratifica di un documento che avrebbe delegato a lui il potere, intercettato però dalle spie di Filippo.
Il pretendente, con la promessa di elargizione di ampie ricompense, ricevette in più occasioni il supporto di una parte della nobiltà castigliana, riducendo le facoltà di comando del sovrano aragonese; entrambi però, riconosciuta la concreta incapacità di Giovanna, si decisero a condividere il governo del paese nell’Accordo di Salamanca. Nonostante ciò Ferdinando, rimasto quasi del tutto privo di appoggio, decise di cedere la corona al genero e partire per l’Italia con la firma dell’Accordo di Villafáfila nel 1506.
La morte di Filippo
Qualche mese dopo l’investitura presso Valladolid, Filippo morì in circostanze alquanto misteriose, apparentemente avvelenato dai suoi oppositori, e la corte dovette chiedere il rientro del vecchio Re d’Aragona e reggente di Castiglia da Napoli; si volle così evitare che i domini di Spagna cadessero ancora una volta nell’anarchia.
Giovanna, prima di essere reclusa nel suo palazzo di Tordesillas, annullò tutte le concessioni fatte all’aristocrazia dal marito scomparso, allontanandone i sostenitori dal Consiglio Reale ed attendendo l’arrivo del padre; tuttavia alcuni nobili approfittarono delle circostanze e si ribellarono, reclamando i privilegi elargiti da Enrico IV l’Impotente. Ferdinando, informato dell’accaduto dal cardinal Cisneros, sbarcò nell’estate del 1507 con un cospicuo contigente di soldati napoletani e ripristinò l’ordine con la forza delle armi, catturando o uccidendo i dissidenti.
Nel 1515 il sovrano riuscì a conquistare anche il Regno di Navarra, conteso da secoli con la Francia. Ottenendo pertanto la totale integrazione dei territori della Penisola Iberica escluso il Portogallo. Stato con il quale si mantennero utili rapporti fino alla sua annessione con Filippo II il Prudente, che lo pretese come suo in quanto legittimo erede. Ebbe allora origine una realtà policentrica che, pur con la debita anticipazione operata nel periodo precedente, acquisì sostanza con l’ascesa al trono degli Asburgo, casato egemone d’Europa.