Imago Regis –

La trasmissione dell’immagine, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, non è un mero espediente di riconoscimento visivo superficiale, ma costituisce una potente arma di comunicazione sostanzialmente mirata ad unificare il consenso pubblico e privato nei confronti di un determinato soggetto/oggetto.

Questo processo è ovviamente applicabile a molte situazioni, tanto appartenenti al passato come al futuro, risultando spesso presente nella sfera del quotidiano; esso traspare continuamente anche in contesti storici ed artistici di un certo rilievo, come provano le soluzioni espressive adottate per rappresentare la sovranità tra medioevo e rinascimento. A tal proposito abbiamo deciso di predere in esame lo sviluppo dell’effigie reale ad opera degli esponenti della Monarchia Aragonese che, nel corso degli anni, vincolarono saldamente tra di loro le sorti di Spagna ed Italia, mettendo a punto una rigorosa codificazione degli attributi e delle insegne del potere. Nonostante l’osservatore attuale tenda a trascurare l’effettiva capacità d’interpretazione di un’opera a causa delle proprie lacune, quasi tutto ciò che oggi potrebbe sembrare ambiguo e controverso solitamente non lo è stato ieri, poiché frutto degli eventi che lo hanno generato; bisogna infatti ricordare che, escluse alcune commissioni riservate allo stretto godimento personale o al limitato uso di comunità religiose, parecchie immagini furono prevalentemente destinate alla fruizione collettiva e quindi impostate al conseguimento della massima divulgazione pratica e teorica. Aldilà della possibile esistenza di chiavi di lettura alternative, è sempre indispensabile domandarsi quale sia il proposito fondamentale situato alla base di ogni elaborato.

Ricordiamo che le modalità di propaganda organizzate a favore di un sovrano medievale non sono certamente le stesse organizzate a favore di un capo di partito contemporaneo; pur mirando entrambi alla raccolta di un consenso sufficiente a permettere una certa libertà nell’esercizio del comando, si deve tener conto dell’enorme differenza che sussiste tra il consolidamento di una carica fissa, intesa a legittimare la propria autorità partendo da presupposti divini o spirituali, e la costruzione di una carica mobile, intesa a legittimare la propria autorità partendo da presupposti terreni o materiali.

Ogni progetto figurativo è dunque strutturato nel rispetto di una logica nella quale è previsto il suo inserimento. La tesi propone quindi di osservare come, parallelamente agli eventi documentati, le manifestazioni figurative si presentino con forme e contenuti diversi, avendo occasione dessere riprese in pittura, scultura ed architettura, oltre che in numismatica, sfragistica e così di seguito. Interessante è notare come, durante quasi tre secoli, ciò abbia dato origine a periodi di alterazione del messaggio veicolato, coincidendo di frequente con specifiche fasi; nonostante tutto, la cospicua presenza dell’immagine del sovrano è comunque evidenziabile in parecchi ambiti della società umana e permette una ricostruzione sostanzialmente precisa dell’articolato panorama culturale dell’epoca.

Sebbene ogni cosa vada presa in esame in modo autonomo, precisiamo che, per stabilire un confronto produttivo globale, è necessario rinunciare ad ogni divisione astratta ed accettare la somma concreta delle relazioni esistenti tra i vari fenomeni sui quali si desidera porre la propria attenzione; le testimonianze di cui disponiamo mostreranno dunque le peculiarità emergenti di un’iconografia vincolata all’autorità regia ed imperiale, valutando come queste siano eventualmente cambiate. Il testo che segue è appunto impostato su uno schema che distingue storia ed arte, senza comunque avere alcuna pretesa di scinderle.

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