L’ Imperatore Carlo d’Asburgo (estratto Tesi IMAGO REGIS) –

Dall’unione di Filippo il Bello e Giovanna la Pazza nacquero cinque figli, due maschi e tre femmine, tra i quali figurarono Carlo e Ferdinando, che crebbero però in ambienti molto diversi per usi e costumi; infatti, mentre il primo rimase nelle Fiandre sotto la protezione della zia Margherita d’Asburgo al Prinsenhof di Gand, il secondo partì per la Penisola Iberica per essere educato alla corte del nonno Ferdinando II d’Aragona.

La prematura morte degli altri pretendenti al trono, concentrò tutta l’eredità dei Re Cattolici nella persona dell’unica discendente superstite che, ormai vedova e dichiarata non in grado di governare, dovette passare tutto al proprio figlio primogenito. Appena quindicenne, costui fu eletto Duca di Borgogna e Brabante dagli stati generali dei Paesi Bassi, senza contare che un anno dopo divenne anche Re di Castiglia ed Aragona in seguito al decesso del suo predecessore nel 1516, assumendo il nome di Carlo I di Spagna; tuttavia, quando giunse da quelle terre lontane per prender possesso del proprio titolo, il nuovo monarca ricevette dai membri della corte un’accoglienza distaccata e rude per via del profondo divario culturale esistente tra l’austera sobrietà ispanica e lo sfarzoso eccesso fiammingo, aggravato dal fatto che le parti sapessero esprimersi soltanto nelle rispettive lingue veicolari, ignorando completamente quelle parlate dagli ospiti e dando quindi l’impressione che il potere fosse stato consegnato ad uno estraneo poco gradito.

Carlo, essendo all’oscuro degli affari di stato di quell’insieme di domini, non si curò dell’effetto che l’atteggiamento del suo seguito ebbe sui sudditi, diffidenti nei confronti di quei sconosciuti consiglieri che presero le redini della politica e dell’economia del regno; questa iniziale negligenza provocò appunto la diffusa indignazione di comunità castigliane e fratellanze aragonesi (Comunidades e Germanies24), che pretesero l’assegnazione degli incarichi gestionali a cittadini del luogo, proibendo la fuoriuscita del patrimonio monetario.

Qualche anno più tardi però, appena ricevuta la notizia della scomparsa del nonno Massimiliano I d’Asburgo, il giovane regnante si spostò in Germania per reclamare l’altra parte di eredità famigliare e candidarsi al trono imperiale, lasciando così la popolazione in pieno tumulto. Ottenere il titolo ebbe la priorità su qualsiasi altro impegno ed il pretendente dovette assicurarsi il sostegno dei principi elettori tramite accordi diplomatici, concessione di privilegi ed elargizione di forti somme di denaro. Dopo tante manovre, l’esito del voto fu quello sperato e Carlo V del Sacro Romano Impero venne finalmente incoronato ad Acquisgrana nel 1520.

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L’assenza del sovrano dalla Spagna e la reggenza affidata in mani straniere, nonché la domanda di cospicui finanziamenti allo scopo di portare a termine le questioni avviate all’estero, suscitarono la rabbia dei ceti medi locali, che imbracciarono le armi e si ribellarono a questa situazione; durante il conflitto, si cercarono tuttavia degli accordi che potessero soddisfare le parti in causa, ma l’ostinazione di alcuni elementi portò l’esercito reale a compiere una dura repressione, nella quale furono catturati vari dissidenti. Si trattò di una rivolta dalle ragioni politiche, economiche e sociali basate semplicemente sulla volontà di conservazione dei privilegi entro l’ambito ispanico, senza per questo avere come scopo un’esautorazione della monarchia; il sovrano riservò infatti il decreto di condanna a morte esclusivamente agli istigatori e concesse il perdono generale a tutti gli altri individui coinvolti. A partire da quel momento, Carlo riconobbe l’importanza delle consuetudini locali e, pur uscendo vincitore dalla battaglia, decise spontaneamente di mantere le varie istituzioni presenti sul territorio, cercando di adattarle ai programmi dell’Impero.

L’enorme conglomerato di culture che furono poste sotto l’autorità d’un singolo uomo, dopo l’investitura, si estese su una superficie pari ad almeno la metà del continente, senza contare i numerosi avamposti coloniali eretti nel nuovo mondo; un territorio tanto grande e diversificato non fu certo cosa semplice da amministrare, dunque, si rese necessaria la creazione di nuovi organi di governo che fossero in grado di supervisionare ed organizzare tramite appositi funzionari questa immensa struttura. Il principale artefice di tali modifiche fu appunto il gran cancelliere Mercurino Arborio di Gattinara, che operò su una linea di centralizzazione delle istituzioni già esistenti, dotandole di maggiori facoltà e rendendone più metodico l’andamento. Vide così la luce in quegli anni il prototipo dello stato moderno.

Il sistema politico ed economico dell’Impero, per essere efficace, dovette tenere in conto le reiterate assenze del sovrano ed il desiderio di ciascuna regione di seguire le proprie consuetudini; ciò che permise di ottenere questo genere di risultati fu l’adeguamento delle assemblee consultive alle dette circostanze, in maniera che facessero esclusivamente riferimento all’imperatore o ad un suo diretto rappresentante. Le regioni della Penisola Iberica, preoccupate di una eventuale dispersione dei loro interessi in questo ampio contesto, si accorsero in seguito della progressiva castiglianizzazione dello stesso sovrano, che consentì invece alla Spagna di assumere un ruolo da protagonista. Carlo delegò allora la guida della federazione tedesca al fratello Ferdinando, che dovette comunque difendere dalla minaccia turca.